Università Cattolica del Sacro Cuore

Gabbiettatura

Nell’operazione di gabbiettatura con il tappo di sughero, gli elementi in gioco sono quelli rappresentati in Figura 1, vale a dire:

  • il tappo per le sue caratteristiche intrinseche (densità, omogeneità, morbidezza al momento dell’utilizzo), per come è stato introdotto nella bottiglia dal tappatore (quota di penetrazione ed ortogonalità) e per la possibilità di rinvenire dopo la tappatura (pausa di rinvenimento);
  • la bottiglia che, dando per scontate le caratteristiche meccaniche inerenti il collo, deve presentare un’imboccatura di buona ortogonalità e costante in altezza;
  • la gabbietta di buona qualità, di tipo e dimensionamento corretto ed in grado di garantire sicurezza e costanza di vincolo.

 

Nella sequenza di immagini rappresentate nelle Figure 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 8 qui sotto, sono visibili le varie fasi del processo di gabbiettatura.

 

In Figura 2 è rappresentato il momento in cui la bottiglia, tappata correttamente, viene posta in asse con la gabbietta che è posizionata e trattenuta dal dispositivo apposito previsto dalla macchina.
I parametri da tenere sotto controllo in questa fase sono:

  • verticalità del tappo;
  • costanza ed adeguatezza della sua sporgenza dal raso bocca;
  • allineamento della bottiglia;
  • buona introduzione e posizionamento della gabbietta.

In Figura 3 ed in Figura 4 si rappresenta l’innalzamento progressivo della bottiglia provocato dai piattelli di sollevamento della gabbiettatrice. In tal modo, il tappo si introduce nella gabbietta sino ad incontrarne il cappellotto. Favoriscono questa operazione la forma a imbuto rovesciato della gabbietta, la sagomatura concava del cappellotto e lo smusso stesso sulla sommità della testa del tappo, tutti fattori che contribuiscono sinergicamente ad ottenere la perfetta centratura della gabbietta (allineamento e coassialità con la bottiglia).
In Figura 5, la testa del tappo è ormai formata ed ha raggiunto la dimensione richiesta, ma, per ragioni tecniche, non è possibile arrestare la compressione a quel punto. Infatti si rende necessario guadagnare un altro piccolo spazio (vedi Figura 6 che consenta agli anelli terminali delle gambe della gabbietta di posizionarsi con sicurezza sotto la baga della bottiglia e quindi renda possibile procedere all’attorcigliamento della parte della cintura (predisposta a questo scopo) per vincolare definitivamente la gabbietta alla baga. In questa fase lo sforzo di compressione esercitato sul tappo può raggiungere i 250 kg. Questa operazione porta la compressione dell’agglomerato di sughero, che costituisce la testa del tappo, molto vicino al limite di collasso per eccessiva compressione delle cellule suberose. Quindi, se si esagera in questa direzione, si rischia di compromettere significativamente ed irreversibilmente la capacità di ritorno elastico del sughero e l’ottenimento del conseguente effetto tappo corona, scopo che la gabbiettatura deve raggiungere e garantire. E’ quindi assolutamente necessario che la sovracompressione sia controllata sovente (comunque ad ogni cambio di tipologia di gabbiette o bottiglie).
In Figura 7 è rappresentata la bottiglia dopo l’operazione di legatura della gabbietta e di ribattitura dell’occhiello nel momento che precede immediatamente il suo abbassamento a livello iniziale. Si può notare che, cessata la compressione sulla testa, il sughero per elasticità ritorna alla massima espansione consentitagli dalla gabbietta, richiamando gli anelli delle gambe a posizionarsi ed ancorarsi sotto la baga, dove esercitano la loro funzione di trattenimento della gabbietta e quindi del tappo. In Figura 8 è rappresentata la bottiglia alla fine del ciclo di gabbiettatura quando è stata nuovamente abbassata e viene rilasciata dalla macchina per proseguire il suo percorso.
Dopo l'operazione di gabbiettatura, si verifica un ulteriore affondamento del tappo che porta la quota di questo parametro ad aumentare dagli iniziali 19-21 mm dopo la tappatura, fino a raggiungere i 22-24 mm.
Questo comportamento è rappresentato nella Figura 9 dove il lato “A” rappresenta la metà della sezione del tappo dopo la tappatura mentre il lato “B” la metà della sezione del tappo dopo la gabbiettatura.
Quanto è ulteriormente fatto penetrare nel collo della bottiglia a seguito dell'applicazione della gabbietta, il tappo è soggetto a variabilità a seconda di diversi fattori.

I parametri che tendono a frenare l’ulteriore affondamento del tappo, (mai ad annullarlo) sono:

  • tappo poco introdotto dal tappatore;
  • morbidezza dell’agglomerato dovuta a sua volta a:
    1. scarsa densità iniziale;
    2. elevata percentuale di umidità;
    3. temperatura del tappo troppo elevata (che potrebbe influire negativamente sull'azione del lubrificante).
  • utilizzo di tappatori con ganasce coniche (è una buona cosa ma bisogna tenerne conto in partenza);
  • ganasce del tappatore che stringono eccessivamente il tappo;
  • buona durata della pausa di rinvenimento successiva alla tappatura;
  • relativa lentezza della applicazione della pressione da parte della gabbietta sul tappo (bassa cadenza produttiva);
  • lubrificazione dei tappi scarsa o deteriorata a causa di sfregamenti meccanici che possono ledere lo strato di lubrificante;
  • inadeguata misura della gabbietta (eccessiva).

I fattori che invece tendono ad accentuare l’ulteriore introduzione del tappo in fase di gabbiettatura sono esattamente gli opposti a quelli più sopra elencati.
21-24 mm è comunque la misura finale corretta di introduzione del tappo a fungo e quindi è bene che non venga superata dopo la gabbiettatura, in quanto un maggiore affondamento contribuisce in modo esponenziale a peggiorare la futura estraibilità del tappo stesso.