Università Cattolica del Sacro Cuore

Promozione del controllo delle malattie infettive a livello internazionale

«I fondi derivanti dal 5x1000 permettono di promuovere e sostenere ricerche di varia natura. E la ricerca può essere considerata uno degli aspetti più qualificanti per un ateneo». Ad affermarlo è il Prof. Roberto Cauda, Ordinario di Malattie Infettive presso la sede di Roma. Molti sono i progetti di ricerca che coinvolgono l’Università Cattolica del Sacro Cuore; tra questi vi è Promozione del controllo delle malattie infettive a livello internazionale. «Il controllo delle malattie a livello internazionale — dichiara il Prof. Cauda —  certamente riguarda un grande ateneo con una Facoltà di Medicina qual è l’Università Cattolica. Quello che noi ci riproponiamo, grazie anche al supporto del 5x1000, è una risposta di tipo culturale». In un mondo piuttosto vulnerabile agli agenti patogeni il rischio di epidemia e di messa in discussione della sicurezza sono elementi ineliminabili, così come dimostra l’attuale pandemia COVID-19. «Come sostiene il Professore Peter Piot della Scuola di Igiene e Medicina Tropicale di Londra, “la conoscenza rappresenta uno degli strumenti forti nella prevenzione della diffusione di malattie di natura epidemica”. Ciò che compete all’Università Cattolica è dunque di provvedere alla formazione degli studenti, sia con corsi teorici che con formazione scientifica specifica». Uno scopo, questo, perseguibile grazie alla multidisciplinarietà e alla compresenza di competenze informatiche e tecnologiche. «L’idea — racconta Roberto Cauda — è quella di sviluppare un’applicazione di facile fruibilità e nella quale vengano forniti dati e informazioni medico-sanitarie in merito ad alcune patologie frequenti. L’obiettivo è di potere segnalare se esistano o meno criteri che possano costituire elementi di pericolosità per la comunità in termini di diffusione delle malattie». Il progetto, inizialmente rivolto alla patologia infettiva classica, oggi, alla luce dell’emergenza COVID-19, rappresenta un modello per rendere il più efficienti possibili le strutture assistenziali ai cui addetti sarà inizialmente rivolto, «ma ipotizzando una struttura a cerchi concentrici, se l’applicazione sarà valida e avrà un buon riscontro, la promuoveremo all’interno dell’Ateneo e al di fuori del “primo cerchio”».