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13. Il bello e il vero. Petrarca, Contini e Tallone tra filologia e arte della stampa
catalogo della mostra con antologia di testi e iconografia
a cura di Roberto Cicala e Maria Villano
Presentazione di Carlo Carena
Anno di edizione 2012
Pagine 108, ill.
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Presentazione
«Che il bello potesse convogliare il vero, fu un’idea che nacque in lui spontaneamente» ha scritto Gianfranco Contini di uno dei più grandi stampatori del Novecento, Alberto Tallone, erede di una tradizione italiana che, da Manuzio a Bodoni, ha tramandato il valore della composizione manuale a caratteri mobili e delle tirature limitate e curatissime. Nel centenario della nascita dello studioso è ricostruita la loro collaborazione, esemplare del rapporto tra filologia ed editoria, tra forma e contenuto, a partire da una fondamentale edizione dei Rerum vulgarium fragmenta di Petrarca stampata a Parigi nel 1949 e salutata da Ungaretti come un «miracolo». È un episodio dell’«avventura in cui faccio consistere lo studio», come scrive Contini, che vorrebbe coinvolgere nei progetti tipografici talloniani l’altro petrarchista Giuseppe Billanovich, sempre fondendo «la soddisfazione della forma con gli obblighi del vero». È una vicenda che tocca anche la casa editrice Einaudi, dove quindici anni dopo il Canzoniere esce nella “Nuova Universale Einaudi” lasciando il segno.
Dettaglio
Credo non si possa chiedere di più e di meglio a un libro, che una lunga storia come questa. Alberto Tallone, evidentemente convinto anch’egli che l’arte della stampa, a differenza di altre, avesse già raggiunto la sua perfezione pochi anni dopo la sua nascita, se ne tornava tranquillamente indietro, se non proprio ad allora certo a pochissimi secoli dopo, e si trovava felicissimo e pago in compagnia di Garamond e del suo compaesano Bodoni, di cui ebbe forse non gli onori ma certo le soddisfazioni. Una serenità e una pacatezza che si trasmette al lettore stesso. «Il nostro occhio riceve una sensazione di gioia radiosa, che esprime quella provata dall’artefice del libro» scrisse Luigi Balsamo per e nel Manuale tipografico di Tallone del 2005.
Il contagio si comunicò a sua volta facilmente anche a Contini, già ben predisposto per conto suo a queste affezioni. Dell’amore vigile del professore per la parola come strumento di godimento e di conoscenza stessa, approfondita e serena, sempre accudita quest’ultima con tutti i crismi doverosi dinnanzi a un fenomeno, antifrasticamente, ‘ineffabile’, qualche documento appassionato, come non di rado avveniva nella vita alla persona altrimenti severa di Gianfranco Contini, si hanno tracce anche qui, nell’epistolario con Alberto Tallone. [...]
E all’altro capo della sua vita, nell’89, accordando una prefazione a I Tallone di Maurizio Pallante per quell’altro geniale editore, Vanni Scheiwiller – testo anch’esso riprodotto nel Manuale tipografico, e in questo catalogo –, Contini annota:
La professione di Madino sembrerebbe fatalmente orientata verso l’estetismo, e in effetti si e ci considerava, noi suoi amici, adepti del culto della bellezza. Che il bello potesse convogliare il vero, fu un’idea che nacque in lui spontaneamente, e al limite inconsciamente. Nessun agente esterno lo spinse a cercare la collaborazione della filologia. Poiché una fortuna benevola ha voluto che il primo incontro professionale fosse con me, […] Madino non ebbe dubbi ad armonizzare la soddisfazione della sua forma con gli obblighi del vero.
«La soddisfazione della forma con gli obblighi del vero». Sembra di leggere qualche antico maestro di morale e di estetica, un miscere utile dulci di venerata memoria oraziana: Orazio, anch’egli un esigente bibliofilo di poche copie curate a dovere per chi se ne intende: Epistulae, I 20, 1-5. Si può andare a lezione anche guardando una mostra di libri. (dalla Presentazione di Carlo Carena)
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