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Ci saranno sempre acqua e cibo per tutti?

“Nutrire il Pianeta. Energia per la vita”, tema scelto per l’esposizione universale Expo 2015, è slogan emblematico per dare un’idea delle problematiche a cui dovremo fare fronte a livello globale nei prossimi anni.
Nel settore alimentare la richiesta di cibo cresce al ritmo del 5% annuo. Parallelamente, però, la produzione alimentare cresce della metà: 2,5% all’anno. Uno studio dell’Universal Ecological Fund statunitense afferma che già nel 2020 il nostro pianeta potrebbe non riuscire a produrre cibo sufficiente per tutti, sia per la crescente richiesta di alimenti da parte dei paesi asiatici, sia per gli effetti negativi determinati dai cambiamenti climatici.
A ciò si aggiunge il fatto che a livello mondiale non esiste un sistema coordinato per gestire le risorse in modo efficace al fine di arginare le crisi alimentari. Le risorse cerealicole sono in progressiva diminuzione e il costo del loro stoccaggio oneroso: stime Unctad indicano che ogni anno il costo per mantenerne una riserva corrisponde a circa il 20% del loro valore.
Richiesta di cibo sufficiente e carenza di risorse cozzano con le perdite e gli sprechi di ingenti quantità di alimenti, pari a circa un terzo, ovvero 1,3 milioni di tonnellate (rapporto del Global Food Losses and Food Waste, commissionato dalla FAO).
Paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo dissipano circa la stessa quantità di alimenti: 670 e 630 mln di tonnellate, ma per ragioni ben diverse. Le perdite si realizzano soprattutto nei paesi in via di sviluppo a causa dell’inadeguatezza delle strutture produttive; gli sprechi alimentari, invece, sono propri dei paesi industrializzati.
L’impellente mancanza di materie prime, cibo e risorse naturali, come quelle idriche, rende evidente la necessità di trovare alternative per supplire ai fabbisogni alimentari globali e pervenire ad un equilibrio tra domanda alimentare ed offerta, tanto nei paesi sviluppati quanto in quelli più poveri.
Reperire nuove risorse dai paesi in via di sviluppo appare estremamente importante, perché oltre a supplire alle esigenze di materie prime a livello globale, aiuterebbe questi paesi ad auto-sostenersi dal punto di vista economico e a far fronte ai problemi di fame e malnutrizione che affliggono le popolazioni residenti.
In Africa, ad esempio, l’agricoltura offre una multi-varietà di materie prime ad elevato potenziale intrinseco nutrizionale e tecnologico di cui la popolazione locale non conosce i mezzi per un’idonea trasformazione.
Si possono ottenere sia alimenti ad uso interno, fondamentali per supplire a svariati problemi di malnutrizione, sia ingredienti per i paesi industrializzati. La grande sfida è dunque quella di insegnare a questi popoli come utilizzare le risorse di cui dispongono in modo corretto e bilanciato.
Si tratta di un obiettivo ambizioso, che vuole essere raggiunto non attraverso cessioni di risorse da paesi ricchi, bensì tramite uno sviluppo tutto locale, avviato trasferendo pratiche eccellenti con l’approccio dell’”imparare facendo insieme”, motore dei progetti e delle attività realizzate per i paesi in via di sviluppo dalla Facoltà di Agraria.