«Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini è uno dei capisaldi nell’immaginario cinematografico del ’900 e per questo, quasi inevitabilmente, è stato scelto in un percorso di proiezioni interne alla didattica dei corsi di Comunicazione dell’Università Cattolica». Massimo Locatelli, docente di Storia del cinema al corso di laurea triennale di Discipline delle arti, dei media e dello spettacolo (DAMS) del campus di Brescia, spiega in questo modo le ragioni che sono dietro alla seconda proiezione dell’iniziativa “Matera città del cinema” dedicata ai film girati nella città lucana.
«Il ciclo si propone di mostrare agli studenti della Cattolica la città attraverso la lente del cinema», prosegue Locatelli. E lo fa attraverso lo sguardo dolente di Pasolini che, intorno al Meridione e al mondo contadino come spazio arcaico, ha costruito una parte importante della sua opera: dal Vangelo all’Edipo Re fino alla Medea.
Il Vangelo secondo Matteo ebbe al momento della sua uscita un potente effetto di denuncia: «All’epoca la città di Matera era ancora una sorta di mito negativo in Italia - evoca Locatelli - importanti intellettuali avevano scelto i Sassi come emblema dell’arretratezza culturale ed economica del Meridione d’Italia. Un film come questo, di un regista e di un intellettuale del calibro di Pasolini, avvia in quel periodo un processo di cambiamento».
Un fenomeno che oggi la sociologia urbana chiamerebbe “gentrification”, quella progressiva trasformazione dei quartieri da degradati a elitari. Ma, nel caso di Matera, si tratta di qualche cosa di più profondo, di un percorso di riconciliazione con le nostre origini contadine, come condizione fondamentale, allora per poter entrare nella modernità, oggi per guardare al futuro.