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Progetto biostimolanti
I risultati prodotti dal gruppo di ricerca, durante i nove mesi di attività, sono stati possibili grazie al supporto dei fondi del 5x1000 – Dichiarazione 2015.
«I cambiamenti climatici causano sempre più incertezza nell’approvvigionamento di acqua, con fenomeni di siccità in molte zone del mondo. E la popolazione umana continua ad aumentare, mettendo in luce il problema di uno sviluppo sostenibile dei terreni. Ecco a cosa servono i biostimolanti microbici che abbiamo analizzato». Il Prof. Edoardo Puglisi, del dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari della sede di Piacenza spiega il progetto di ricerca, finanziato grazie al contributo del 5x1000, che lo ha tenuto impegnato per nove mesi insieme alla sua équipe.
Ma cosa sono di preciso i biostimolanti? «Si tratta di microrganismi già presenti in natura nei terreni, che esercitano un’azione positiva sulle piante. Rendono più disponibili i nutrienti per la pianta e la aiutano contro lo stress idrico e a difendersi meglio dai patogeni. Usare i biostimolanti è come “vaccinare” una pianta: l’intera struttura vegetale diventa più resistente, e tutto senza utilizzare pesticidi». Partendo dalle piante di pomodoro, l’equipe del Professore ha isolato, caratterizzato ed analizzato oltre 130 ceppi microbici biostimolanti per aiutare le piante a rispondere a condizioni di stress, con particolare attenzione alla fissazione dell’azoto atmosferico, alla resistenza agli stress idrici e alla promozione della fisiologia della pianta. I risultati della ricerca sono stati molto incoraggianti: sono stati isolati una decina di ceppi che presentano le migliori potenzialità come biostimolanti e su di essi sono state effettuate l’intera analisi del genoma e prove agronomiche per misurarne l’efficacia in campo e la possibile trasferibilità industriale. Il settore dell’agricoltura eco-compatibile è infatti in espansione, e una delle applicazioni concrete del progetto coordinato dal prof. Puglisi potrebbe essere la produzione commerciale di questi biostimolanti, con un ritorno economico significativo per i coltivatori.
Grazie a tali fondi il progetto ha potuto prendere avvio e sono stati acquistati materiali di laboratorio e strumentazione specifica, come uno strumento PCR dedicato all’analisi molecolare di ceppi microbici con attività biostimolante e una speciale centrifuga termostatata, che ha permesso ai ricercatori di analizzare in dettaglio due ceppi di batteri e semplificare il lavoro di ricerca.
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