Università Cattolica del Sacro Cuore

Il biennio in corso

Baldini Luca

Mi chiamo Luca e sono nato e cresciuto a Cremona. Ho 23 anni e mi considero un ragazzo abbastanza riflessivo, a cui piace la compagnia, ma che, ogni tanto, ha bisogno di prendersi dei momenti per stare da solo. Prima di intraprendere il cammino del Master ho conseguito, nell’aprile 2023, la laurea in scienze linguistiche, all’Università Cattolica di Brescia. Ho scelto Brescia anche per cercare di vivere un’esperienza al di fuori della mia comfort zone, ma la pandemia me lo ha permesso solo in parte. Attendo con trepidazione la possibilità di compiere questo passo a Milano, sperando di riuscire a trovare una stabilità che mi permetta di godere anche di ciò che mi circonda. Sono forse le varie sfaccettature delle persone in cui avrò la possibilità di imbattermi la cosa che più mi affascina di una città metropolitana: sin da piccolo ho cercato di immedesimarmi in chi incrociavo, senza necessariamente conoscerlo, cercando di cogliere i perché dietro a determinati atteggiamenti o comportamenti. E credo sia proprio questo uno degli aspetti che più mi hanno avvicinato a questo tipo di percorso e, più in generale, al giornalismo.


Baldonieri Fabio

Sono nato nel Duemila a San Benedetto del Tronto, a Sud delle Marche. Sono cresciuto sul mare, nella bellissima Riviera delle Palme, ma ad una calda giornata in spiaggia ho sempre preferito il freddo e la montagna. Magari con la neve. Vivo a Milano ormai da cinque anni: mi sono laureato in Linguaggi dei Media in Università Cattolica e ho collaborato con alcune testate sportive locali che mi hanno permesso di muovere qualche primo, timido passo nel mondo giornalistico. Non sono mai stato portato per i numeri: la scelta di frequentare il liceo Classico, almeno inizialmente, è stata più per esclusione che per altro. Con il tempo ho scoperto che scrivere mi piace decisamente di più. Lo sport è la mia grande passione: sono cresciuto con il calcio, il tennis e la Formula 1. Ho imparato ad amare il basket, il baseball, l’hockey sul ghiaccio. E non solo. Papà mi ha insegnato che non esiste sport che non abbia grandi storie da raccontare e poterlo fare un giorno per lavoro sarebbe il mio sogno. Magari anche girando il mondo. Amo viaggiare quasi quanto amo mangiare. Ma spesso le due cose possono anche coincidere: visitare posti sempre nuovi e assaggiare cose mai viste né sentite prima, è l’ideale per me. Ho un telefonino pieno di foto di piatti provati qua e là: sono ricordi che hanno un sapore. E una storia.


Bertolini Matteo

Nato a maggio del 1999, mi sento privilegiato ad essere figlio del ventesimo secolo per pochi mesi. Originario di Carrara, una piccola città nel nord della Toscana, famosa per il suo marmo bianco. Si dice che gli abitanti siano duri come il marmo e, data la mia testardaggine, mi trovo d’accordo.  Sono cresciuto con la passione per gli studi umanistici frequentando prima il liceo classico, poi la triennale in Lettere all’università di Pisa. Parallelamente alle passioni per la letteratura e per la scrittura ho sempre coltivato la passione per lo sport, in particolare verso il calcio e il motorsport. Ho deciso di voler diventare giornalista a 14 anni, dopo aver visitato la redazione della Gazzetta dello Sport a Milano. Il profumo della carta appena stampata e la dedizione dei giornalisti incontrati mi ha spinto ad intraprendere questa strada.Sogno di commentare sia una finale di Champions League che la finale di un mondiale. Fino a quel momento non mi sentirò realizzato e cercherò di migliorare ogni giorno per arrivare al mio obiettivo. D’altronde, a cosa serve essere testardi se non ad usare questa energia per superare i propri limiti?


Carullo Andrea

Vengo da Torino, ma è Bergamo la mia patria, la mia casa, il luogo dove sono cresciuto. Mi caratterizzano da sempre una profonda passione per la scrittura e una loquacità a tratti eccessiva (sì, sono quell’amico che commenta ogni istante di un film). Amo leggere, soprattutto romanzi fantasy: Harry Potter e le Cronache di Narnia sono i miei preferiti, tanto che negli anni questa passione mi ha portato alla scrittura di un romanzo. Forse si tratta più di un’accozzaglia di personaggi e creature strampalate, ma un giorno mi piacerebbe riuscire a pubblicarlo.Tra gli altri miei interessi, i due che condizionano maggiormente la mia vita sono il fitness e l’amore per il Giappone. Immaginate un bimbo insicuro, un po’ rotondetto e che se ne sta a leggere davanti a uno schermo fino a notte fonda. Quello ero io. La palestra mi ha cambiato molto: lì ho scoperto determinazione, costanza e alcuni tra i miei migliori amici. Il Giappone l’ho conosciuto invece per i suoi anime (film di animazione) e manga (molto prima che diventassero una moda), per poi estendere il mio interesse alle tradizioni, alla mitologia e alle leggende locali. Mi reputo una persona solare, simpatica, un po’ troppo ingenua, cinica a tratti. Qualcuno mi definisce egocentrico, ma preferisco dire che mi piace essere al centro dell’attenzione. E sono bravo a scrivere, di quello sono certo. Dimenticavo: forse sono anche un po’ arrogante.


Castellini Marco

Mi chiamo Marco, sono nato il 27 settembre 1995 e vengo da Monte Isola, sul lago d’Iseo. Mi sono laureato in Scienze Politiche e di Governo all’Università Statale di Milano. Dopo una lunga riflessione ho scelto la via del giornalismo e sono approdato nuovamente a Milano per scoprire questo mondo che da tempo aveva cominciato ad affascinarmi. A volte sento parlare del lavoro del giornalista con scetticismo, come di una professione che sembra aver smarrito la strada, condizionata ormai troppo dall’economia, e più portata a vendere un prodotto che a dare una vera informazione. A me però piace pensare al giornalismo come alla più bella professione al mondo e soprattutto come a un lavoro di pubblica utilità. Sarò forse un idealista ma mi piace pensare ancora che un’informazione corretta, non viziata e soprattutto libera possa ancora fare la differenza in questo mondo, insomma che il quarto potere sia ancora vivo e soprattutto sia consapevole delle responsabilità che ha sulle spalle. Spero quindi, se mai riuscissi a diventare un giornalista, di potermi un giorno guardare allo specchio e sapere che in questa vita ho fatto qualcosa di buono e soprattutto che ci siano molti altri a pensarla come me.


Cavaliere Ilenia

Sono nata nel 2001, in primavera, a Gaeta, il mio posto preferito nel mondo. Amo scrivere davanti al mare d’inverno, con la sua spiaggia giallo ocra e il suo mare avio, da sempre il mio zenith. Il colpo di fulmine con il giornalismo è scattato al terzo anno di liceo linguistico, durante un incontro scolastico con due redattori di una testata locale on line. Da quel momento, per me, penna e microfono sono diventati indispensabili come l’aria: così, senza paracadute, ho iniziato a condurre un programma radiofonico su Radio Spazio Blu a Gaeta e mi sono buttata anche sul cinema, come organizzatrice e presentatrice. Dal locale al nazionale, mi sono poi trasferita a Milano. Dopo la laurea in Comunicazione e Società alla Statale, non ho avuto più dubbi: avrei fatto la giornalista. In questa scelta c’è lo zampino dei miei genitori che mi hanno cresciuto a pane e TG. Altro che cartoni animati: il mio divertimento è la cronaca nera. L’obiettivo, però, resta pop: sogno una vita da inviata al Festival di Sanremo, tra la sala stampa “Lucio Dalla” e corso Matteotti. E non vedo l’ora di iniziare.


Cesati Simone

Avete mai incontrato un aspirante giornalista, discepolo dostoevskiano, appassionato di Gaber che nel tempo libero insegna tennis? Certo, da fuori può apparire un frullatore di cose che non hanno né capo né coda se messe insieme, ma la realtà, come spesso accade, può rivelarsi ben diversa da quel che ci aspettiamo.  Se torno indietro con la memoria, mi rendo conto del modo unico con cui mi sono avvicinato al mondo dell'informazione: ho preso un giornale e ho iniziato a leggere. Stranamente, leggendo, ho scoperto che quegli articoli mi piacevano. Così, non contento, ho voltato pagina e ne ho letto un altro, poi un altro, e così via. Di pari passo, potrei fare un discorso simile sui libri di Dostoevskij - per giunta, protagonista assoluto della mia tesi triennale -. Maledetto il giorno in cui ho aperto Delitto e Castigo. Da quel momento ho dedicato un’intera mensola della mia libreria ai testi degli autori russi: Tolstoj, Puskin, Gogol’, Bulgakov. E pazienza se su quello scaffale non ci sono scrittori ucraini: sarà per un’altra volta. Dalla lettura alla musica, ora, vi starete chiedendo cosa c'entra con tutto ciò Gaber. Un altro incontro accidentale che mi ha aperto il mondo del cantautorato italiano. Devo ammettere che il rock televisivo anni Sessanta mi ha affascinato fin da subito. Infine, il tennis: gioco da quando avevo sei anni, fino ad arrivare ad oggi, che lo insegno. C'è da dire che in questi ultimi tempi gira una strana moda in Italia, e io non posso far altro che prendere in prestito le parole di "colui che si chiama G"; e dire: "Tatatpata. Dopodiché, tutti al padel. Tof tof sì, giocano tutti al padel. E qui mi incazzo". Forse il testo non era proprio così e l’ho fatto molto mio, ma rende bene l'idea.


Coi Carlo

Nato sotto il segno del Leone il 29 luglio del 1997, sono cresciuto a Parabita, un paesino in provincia di Lecce. In Salento, durante l’adolescenza, ho combattuto la noia e la malinconia osservando il mare e la profondità del suo orizzonte che ha saputo coccolare i miei sogni e le mie ambizioni.  Descritto dai miei cari, sin da piccolo, come esuberante e logorroico, ottenuto il diploma, ho pensato di dare  sfogo alle mie “doti” iscrivendomi a Scienze Politiche.

 

 


Curci Serena

Nata a Milano nel 1997, considero la comunicazione la base delle relazioni umane e per questo mi sono laureata prima in Linguaggi dei Media e poi in Comunicazione per l’impresa, i media e le organizzazioni complesse. Nel corso degli anni ho collaborato per Il Notiziario, un settimanale cartaceo dell’hinterland milanese; ho inoltre lavorato nel giornalismo web e social per la testata Affari Italiani e sulla pagina Instagram di Factanza. Curiosa per natura, mi piace essere sempre aggiornata su ciò che accade nel mondo e la mia giornata, ormai da anni, inizia in un solo modo: con una tazza di caffè in una mano e un bel giornale nell’altra. Per me il giornalismo è un ponte in grado di unirci: un modo per rendere accessibili temi complessi e spesso inafferrabili. Il giovane Holden di Salinger è la mia coperta di Linus e almeno una volta la settimana ho la necessità di ascoltare La sera dei miracoli di Lucio Dalla rigorosamente su vinile (perché all’anagrafe risulto una 26enne, ma certi giorni me ne sento una ventina in più). Se non mi trovi davanti al computer a scrivere è probabile che sia al cinema: considero Kubrick, Scorsese e Nolan la trinità del grande schermo. Penso che sia sempre una buona idea fare un rewatch di Boris perché la vita va presa anche con un po’ di leggerezza. Come direbbe Duccio: «È coffee break signori!».


D’Alessandro Mirea

Classe 1999, sono nata e cresciuta in Puglia. Mi sono trasferita a Milano dopo aver conseguito una laurea triennale in Relazioni Internazionali. In questa città, ricca di stimoli e contraddizioni, ho trovato la mia dimensione. Nonostante io sia particolarmente legata alle mie radici, ho sempre sentito la necessità di esplorare, conoscere e approfondire la diversità che attraversa il nostro mondo. È per questo che ho deciso di chiudere tutti i miei sogni in una valigia e partire. Così sono andata via dalla mia terra, non perché non avessi alternative ma perché credo sia fondamentale nella vita uscire dalla propria tana. Noi siamo il frutto delle nostre esperienze e per questo credo che la crescita personale passi attraverso il sacrificio e la conoscenza di se stessi. Dentro di me vivono diverse anime. Sono appassionata di arte contemporanea, cultura hip hop, arti marziali e storia mediorientale. Attraverso il percorso magistrale in Cooperazione Internazionale che ho appena concluso, ho raggiunto un importante consapevolezza: viviamo in un mondo complesso, squilibrato e armonioso allo stesso tempo. Ho sempre saputo di voler diventare una giornalista perché credo nel contrappeso del quarto potere. In un esistenza fatta di segreti, ingiustizie, doppi standard e abusi di potere, un buon giornalista deve essere in grado di filtrare e veicolare in maniera corretta la miriade di informazioni a cui siamo soggetti. Ma più di ogni altra cosa, deve avere il coraggio di dire la verità.


Florenzano Andrea

Milano è la mia città since 2002 (direbbe il nano del Milanese Imbruttito, anche se non mi ci rivedo molto). Da piccolo venivo trascinato controvoglia dai miei genitori nei musei di tutta Europa: ne ho compreso più tardi i motivi. Le conoscenze tecniche, acquisite al liceo scientifico e durante il percorso di studi triennale al Politecnico di Milano, mi hanno consentito di avere uno sguardo concreto e disilluso sulle vicende mondane. Percepisco il linguaggio artistico che ispira le mie giornate come una valvola di sfogo alla monotonia e come un'alternativa al racconto giornalistico dei fatti. Vorrei conciliare queste due chiavi di lettura del mondo per diventare sia un cronista attento e perspicace che un narratore passionale e creativo, sperando di restare costantemente in equilibrio sulla bilancia. Raccontare i tragici eventi di una guerra oppure l'uscita di un album dopo un'attesissima reunion del gruppo musicale del momento, non sarebbero per me azioni dicotomiche. Spiegare perché esistono ancora i conflitti e perché una band decide di riunirsi dopo anni di litigi e scontri, non sono opposti che si annullano. Le leve sono nel motivo che ci spinge: per il denaro, per il potere, per la fame, perché alla fine non si può litigare per sempre. Ecco: forse le cose del mondo, quelle dettate dagli uomini, non sono così distanti perché non siamo così diversi.


Garbin Chiara

Laurea in giurisprudenza. Tesi in diritto amministrativo. Due stage presso gli uffici giudiziari. Inclinazione naturale a voler sempre argomentare e approfondire ogni questione senza lasciare nulla al caso. Tanto che non di rado mi viene recriminato di voler sempre avere l’ultima parola e di vestire i panni del fantomatico “avvocato del diavolo”. Inutile dire che mio padre mi immaginava già con la toga a pronunciare arringhe in tribunale. Tuttavia, è stato proprio perdendomi tra gli enormi fascicoli della procura, nel tentativo di raccapezzarmi tra gli infiniti atti processuali scritti in “giuridichese”, che ho capito che la mia reale vocazione è il racconto di storie. Un desiderio che mi accompagna sin da piccola ma che negli ultimi anni avevo quasi messo a tacere. Aspiro a diventare un narratore oggettivo e imparziale, capace di mettere in luce le varie sfaccettature di una vicenda e i punti di vista di tutti i soggetti coinvolti, perché odio preconcetti e opinioni difese acriticamente. Mi sono appassionata, quasi superfluo precisarlo, alla cronaca nera, giudiziaria e investigativa, e sono una famelica divoratrice di podcast su cold cases e indagini. Dato che la realtà non è mai monocromatica, i miei interessi hanno, però, anche sfumature più vivaci. Ne sono testimoni le pareti della mia camera, tappezzate di biglietti da visita di ristoranti e di ticket di concerti: sono amante di spettacoli e di musica, soprattutto italiana, e di gastronomia. Italiana e non solo.


Gomiero Maria

Nata nel 2001, sono un raro esemplare di bellunese incapace di parlare dialetto. Quindi, fin da subito ho dovuto trovare un altro mezzo di espressione: la scrittura. Frequentando il liceo classico ho iniziato a scoprire il potere e il valore delle parole, anche di quelle che non si dicono. Mi sono trasferita a Milano per studiare filosofia e per provare a lavorarci, con le parole. Le luci della centrale elettrica sono da anni la colonna sonora delle mie giornate: ascolto più o meno ogni tipo di podcast e leggo libri di origine improbabile. Un lungo viaggio in Irlanda mi ha fatto innamorare di quei prati desolati, delle pecore e della Guinness. Per affinità geografica ed elettiva il mio modello è Dino Buzzati con la sua capacità di rendere il senso del mistero che permea la realtà. Sono certa che ogni ragionamento, idea o sistema, per quanto geniale, non possa mai prescindere dalla vita. La vita che è fatta di persone vere, posti precisi, dettagli irrilevanti, narrazioni inaffidabili e banalità imprescindibili. Questo è il ritmo del mondo che mi affascina e che voglio raccontare.


Gori Ginevra

Nata e cresciuta all’ombra della Madonnina, dalla prima infanzia inseguo il sogno del giornalismo, coltivato sfogliando le pagine del Corriere e de La Nazione a casa dei nonni fiorentini tra una merenda e l’altra. Dal pennarello usato come microfono per fare la rassegna stampa ai libri che “rubavo” dagli scaffali senza ancora saperli leggere, la curiosità per il mondo che mi circonda è stata da subito il motore della mia passione. La timidezza patologica? Solo uno stimolo costante a superarmi per arrivare a fare quel mestiere che ti permette di vivere mille vite in una sola. Da quegli anni di scoperta, d’inchiostro ne è passato sotto i ponti: le storie di avventura inventate sui temi delle elementari, il giornalino della scuola al liceo, il primo stage in una redazione che mi ha fatto capire qual era il mio destino mentre, parallelamente, portavo avanti negli studi il mio interesse per le lingue straniere e viaggiavo. Dopo il liceo linguistico, dove lo spagnolo mi ha stregato diventando la mia seconda lingua, ho scelto di laurearmi in Lingue, Comunicazione e Media per unire le mie passioni, sperando di coniugarle un giorno nel ruolo leggendario di corrispondente dall’estero. Umberto Eco diceva che chi legge avrà vissuto mille volte di più di chi non lo fa. Se ciò è vero, anche un giornalista che conosce terre, popoli, storie, culture, diventando testimone della loro verità avrà fatto esperienza della vita nella sua essenza più profonda e non avrà vissuto invano.


Lupi Pietro

Sono nato ad Ascoli Piceno nel maggio del 2000. Ho frequentato l’università Iulm di Milano dove mi sono laureato in Comunicazione d’impresa e Relazioni pubbliche. MI piace confrontarmi con il prossimo e credo che questa propensione mi abbia avvicinato, nel corso degli anni, al mondo della comunicazione e al giornalismo. Sono appassionato di sport, in particolare di calcio, e romanista fino al midollo. Tra gli idoli sportivi che da bambino mi hanno avvicinato a questo mondo, metto sicuramente Francesco Totti e Daniele De Rossi: due bandiere della mia squadra del cuore che si sono distinte per fedeltà e attaccamento ai colori. Ho una passione anche per la musica e per il cinema. Mi piacciono, in particolare, i film di Tarantino, Scorsese e Spielberg. In uno dei miei preferiti, c’è una frase che incarna appieno il mio interesse per questo mondo: “I film sono sogni che non dimenticherai mai.” Mi piace l’ambiente musicale rap italiano ma ascolto anche cantautori del passato, Venditti in particolare, perché mi ricorda i tempi in cui da piccolo lo cantavo in macchina con mio padre, quando andavamo a vedere le partite. La musica spesso mi ha dato la possibilità di dare un significato alle emozioni più difficili da decifrare, ed è proprio da qui che nasce la mia passione. Non so cosa mi riservi il futuro, ma traendo spunto da una frase del mio artista preferito, mi auguro che la mia umiltà non si trasformi in insicurezza, e che la mia sicurezza non si trasformi in arroganza


Mochi Leonardo

Classe 1999, sono di Penna San Giovanni (Macerata). Dopo la maturità classica, mi sono laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla Sapienza di Roma. Successivamente, spinto dal desiderio di vivere una nuova esperienza, mi sono trasferito a Milano per frequentare il corso di laurea magistrale in Politiche europee e Internazionali all’Università Cattolica. Sin da piccolo sono stato abituato a leggere i giornali e a guardare i TG: da qui nasce la mia passione per il giornalismo. Confucio diceva: «Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua» e credo che una delle più grandi realizzazioni personali dell’uomo sia trasformare una passione in lavoro. Amante della cucina (soprattutto della pasta alla carbonara) e della lettura (i miei autori preferiti sono Saramago e Murakami), pratico diversi sport ma, non eccellendo in nessuno dei tanti, preferisco mettermi dall’altra parte e raccontare le gesta dei veri atleti. Sono una persona che predilige l’ascolto alla chiacchiera e sono molto curioso. Questa mia caratteristica mi ha portato ad appassionarmi alla psicologia e a leggere libri sui diversi utilizzi dell’intelligenza artificiale. Amo moltissimo viaggiare e conoscere nuove culture. Un viaggio che mi ha affascinato particolarmente? Il tour di Danimarca, Norvegia e Svezia.


Pagani Alberta

Milanese, classe 1997. Formazione da liceo classico e laureata in magistrale in Lettere moderne. Da bambina la domenica mia nonna mi portava dal giornalaio a scegliere qualcosa da leggere come premio della settimana: informarmi, in qualche modo, l’ho sempre vissuto come un regalo. Sono appassionata di attualità, di letteratura, di musica jazz e di moda. Se potessi scegliere due persone con cui andare a cena sarebbero sicuramente Anna Wintour e Vladimir Nabokov. Avrei già pronta una lista di temi di conversazione e l’outfit da indossare. Quando sono triste per farmi compagnia rileggo Anna Karenina - ad oggi l’ho letto sei volte – e mi compro un paio di scarpe nuove. Dicono di me che farei parlare anche i sassi: la curiosità mi rende una grande ascoltatrice, mi appassionano le storie altrui e sono portata naturalmente ad empatizzare con chi ho di fronte. Sicuramente, se non avessi scelto di fare la giornalista avrei fatto la psicologa. Amo anche molto raccontarmi: parlo di libri, di ciò che vivo, delle mie opinioni e, spesso, mi lamento. “Quando qualcosa ti sta a cuore non smetteresti più di parlarne” è un modo carino per dirmi che sono un po’ logorroica. Vivo con la mia cagnolina, Ada, nome ovviamente scelto come omaggio al romanzo Ada o Ardore di Nabokov. Come direbbe Coez sono “un’inguaribile romantica”: piango sul finale dei film, ai matrimoni, credo nei sogni e sono convinta che, con impegno e passione, si possa raggiungere qualsiasi obiettivo.


Pavesi Rebecca Carlotta

Sono nata nell’agosto del 2001 a Milano. Crescere in una grande città mi ha fatta sentire parte di qualcosa più grande di me. Dall’altra parte, stare troppo tempo nello stesso posto mi va stretto. Per questo ho sempre la valigia in mano e sono pronta per evadere dalla mia routine. Mi piace descrivermi come una viaggiatrice, più che una turista: ricerco nuove esperienze che mi permettano di avere lo sguardo di una nativa del luogo. Con me porto sempre una penna, non si sa mai; una rivista di moda dove faccio le orecchiette a ciò che mi piace; una macchina fotografica analogica perché secondo me le foto sono più belle se stampate; infine, ho sempre il caricabatterie, ma ho comunque il telefono scarico. Alle medie ho iniziato, quasi per obbligo, un corso di recitazione teatrale che ho portato avanti fino agli ultimi anni delle scuole superiori. Se oggi mi ritengo una persona estroversa è solo merito del palcoscenico; infatti, da buon Leone, amo stare al centro dell’attenzione. Ho proseguito i miei studi al liceo linguistico e poi alla facoltà di Scienze Internazionali e Istituzioni Europee. Sono curiosa rispetto a ciò che mi riserverà il futuro. Al momento, mi piace scrivere di spettacolo. Ma, chi lo sa, si può sempre cambiare idea.


Riccardo Panzeri

Classe Duemila, sono nato e cresciuto nella verde Brianza, in un piccolo paese, Lomagna, su una collina tra Lecco e Monza. Diplomato al liceo linguistico, ho deciso di unire lo studio delle lingue, da sempre di mio interesse, a quello dei media. Ho quindi intrapreso una faticosa vita da studente pendolare fatta di schiscette, ritardi, treni persi e perché no, anche una pandemia, che mi ha portato a laurearmi in Lingue, Comunicazione, Media all’Università Cattolica di Milano. Sono stati proprio gli anni della triennale a far nascere in me la passione per il giornalismo, soprattutto quello sportivo. Nel corso della mia vita ho praticato il calcio, il tennis e più recentemente il padel. Sono legato fin da bambino ai colori rossoneri e da gran tifoso e frequentatore di San Siro quale sono spero un giorno di poter passare dagli spalti al bordocampo o alla tribuna stampa, per potere raccontare ciò che accade sul terreno di gioco. Seguo anche la Formula 1 e avendo l’autodromo di Monza vicino a casa mi è capitato più volte di seguire qualche gara. Un’altra mia grande passione che ho coltivato sin da bambino, ereditandola dai miei genitori, è quella per la montagna. Faccio quindi parte di quella minoranza incompresa che preferisce i monti alle spiagge e, ogni volta che lo rivelo, qualcuno si meraviglia sempre. La tranquillità che le vette riescono a darmi è per me irrinunciabile. Da buon brianzolo e da buon scalatore, sono un ragazzo che ama darsi da fare per raggiungere i propri obiettivi.


Piga Pietro

Affannava tra la chimica e l’automazione, seduto al terzultimo banco di un’aula dalle pareti scrostate. A venti anni, frequentava il quinto di un istituto tecnico-industriale in un comune del Sud della Sardegna. Nel frattempo, partiva il conto alla rovescia per l’ottenimento del diploma, in ritardo di due anni. Su un autobus colmo di altri studenti, lo raggiungeva controvoglia. A poco a poco, la noia prese il sopravvento e gli costò delle bocciature. Non gli piaceva studiare le materie del settore: preferiva un’interrogazione in storia e un tema di italiano che gli permettessero di cercare, approfondire, spiegare, tramite la voce e la scrittura. A casa confrontava ciò che faceva in classe con quello che vedeva in televisione, mentre i suoi guardavano un telegiornale, o provava a leggere la copia cartacea di un quotidiano che papà acquistava ogni giorno. E osservando chi, soprattutto in uno studio, provava a trovare e fornire risposte sui vari argomenti, scelse di impegnarsi per raggiungere quel che è stato un sogno ed è diventato, col trascorrere del tempo, un’ambizione: diventare giornalista. Per concretizzarla, ha ottenuto due lauree, in Scienze della Comunicazione e in Teorie della comunicazione, nell’Isola. E, a 28 anni, ha oltrepassato il mare per essere qui: seduto nella redazione di questa Scuola di giornalismo.


Rimoldi Alice

Sono nata nel Duemila in un piccolo comune vicino al lago Maggiore, in provincia di Varese e, dopo essermi diplomata al liceo classico, ho studiato Linguaggi dei media all’Università Cattolica di Milano. Dopo una vita da pendolare fra treni e pullman vorrei diventare un animale metropolitano. I miei grandi amori sono i libri (soprattutto i gialli) e la recitazione, passione che condivido con un gruppo di amiche con cui ho formato una piccola compagnia teatrale. La mia mimica facciale mi tradisce spesso, ma la mia vista lo fa di più, tant’è che senza le lenti a contatto camminerei a tentoni. Mi pongo sempre molte, troppe domande e ritengo che non si possa mai sapere abbastanza. Proprio per questo in qualsiasi momento ho almeno venti schede aperte sul browser. Vorrei occuparmi di esteri: la mia ambizione è diventare un’inviata e conoscere e far conoscere ogni parte del mondo attraverso gli occhi di chi ci vive.


Segalini Andrea

Classe 2000, sono nato, cresciuto e tuttora vivo a Novara, città dal carattere spiccatamente ibrido, un po’ piemontese e un po’ lombardo. Milano è la mia seconda casa ormai dal 2018, quando, dopo cinque anni di liceo scientifico durante i quali ho capito di essere molto più a mio agio con le lettere che con i numeri, ho iniziato il mio percorso di studi all’Università Cattolica. Qui ho conseguito una laurea triennale in Scienze politiche e relazioni internazionali per poi specializzarmi con una magistrale in Politiche europee ed internazionali. Fin da ragazzino ho sempre seguito con grande curiosità l’attualità sotto ogni sua forma e le notizie sono presto diventate il mio pane quotidiano. Durante gli anni dell’università ho sentito la necessità di iniziare a coltivare questa mia passione non più solo come lettore ma anche come autore. La mia principale area d’interesse, che ha guidato anche la scelta del mio percorso di studi, è la politica, soprattutto internazionale. Per questo, sogno un giorno di poter raccontare come inviato o corrispondente un grande evento di politica estera, magari un’elezione presidenziale negli Stati Uniti. Altre mie passioni sono da sempre la storia, in special modo quella contemporanea, e la geografia: sono affascinato da tutto ciò che è lontano nel tempo e nello spazio. Sogno di diventare giornalista perché credo che una società ben informata sia una società più libera e più giusta.


Simbolo Luciano

Classe 1998, arrivo da Grammichele, paese siciliano dalla pianta e dalla piazza esagonale. È qui che a nove anni, improvvisando spontanee telecronache ad alta voce nella tribuna dello stadio, inizia a maturare in me il sogno di diventare un telecronista sportivo. Nonostante la maturità scientifica, ho virato sugli studi umanistici, per i quali ho scelto la città dell’arancinO e dell’elefante, detto Liotru, dove mi sono laureato in Lettere moderne, prima, e in Filologia moderna, poi. Ai piedi del vulcano, mi sono avvicinato alla scrittura giornalistica grazie alla testata universitaria LiveUnict. Il team di Radio Zammù, radio dell’Università di Catania, ha invece risvegliato in me la passione per la cuffia e il microfono, “geneticamente” trasmessami dalle pregresse esperienze radiofoniche di papà e dall’ascolto, durante i viaggi in auto, dei radiocronisti del programma Tutto il calcio minuto per minuto. A proposito di viaggi, nel 2023 approdo per la prima volta a Milano, dove mi auguro che raccontare e trasmettere al pubblico le emozioni di una partita di calcio o di un altro evento sportivo si trasformi da sogno a realtà. Ho un debole inguaribile per la pizza, per i tramonti, per la musica rock, per i gialli e i romanzi storici (specie di Andrea Camilleri). Al di là del preventivabile, mi reputo sempre in balìa della legge di Murphy.


Tamberi Mattia

Nato nel Duemila a Pontedera, in provincia di Pisa, sin da piccolo ho girovagato con i miei genitori tra grandi città: Milano, Parigi e, infine, Torino, dove vivo da molti anni. Questi spostamenti mi hanno permesso di parlare bene le lingue: l’italiano, mia lingua madre, e il francese, di cui mantengo una solida base. A Torino mi sono prima diplomato al liceo classico e, successivamente, mi sono laureato in triennale in Scienze delle Comunicazioni. La mia crescita personale, avvenuta nel solco della società digitale, è un elastico teso fra due grandi passioni. Oscillo tra la cultura pop/ nerd e la politica: da Dungeons & Dragons a Pagella Politica, dai videogiochi a Bernie Sanders, qualsiasi forma di racconto di fantasia e di realtà suscita la mia attenzione. Per intenderci, tra Luke Skywalker e Karl Marx non so ancora bene chi scegliere.


Venini Giulia

Figlia del lago di Como – laghee, per essere esatti – ho studiato Lettere in Cattolica e ho concluso la mia triennale con una tesi sulla bomba atomica. Mi sono sempre chiesta che lavoro facesse a caso mio, e me lo chiedevo mentre leggevo i giornali. Di qui l’epifania: non c’è nient’altro che io possa fare, che non sia lavorare in questo campo. Il mio sogno è condurre la rassegna stampa del mattino in radio, e collezionare ascoltatori che possano avermi come punto di riferimento. Sento, però, prima di tutto, il bisogno di conoscere realtà che trascendano i miei confini lombardi. La mia massima è “nel caos, io prospero”. Il caos è il più grande ed efficace maestro di vita. Parola di persona ansiosa: non sono tranquilla da quando ero una bambina che non aveva consapevolezza di esistere. La famosa comfort zone non è di questo mestiere, e non è neanche roba mia (o almeno, spesso non lo è). Del resto, sono sempre andata meglio negli esami annuali, più corposi e incasinati, che non in quelli semestrali, che comportavano uno studio di poche pagine. Canto in un coro, una delle realtà più caotiche di tutte, a cui però si finisce per dare un ordine, e dal quale fuoriesce una rara bellezza. La vita diventa più semplice quando capisci che hai il potere di riordinare le cose o che, perlomeno, puoi tentare di farlo.