Università Cattolica del Sacro Cuore

La rabbia alla guida: intervista alla Prof.ssa Rita Ciceri

 11 luglio 2017

La prof.ssa Rita Ciceri è stata intervistata dal Corriere della Sera sul tema della rabbia alla guida.


 

«Quando si guida può esplodere una tale aggressività che si assumono comportamenti e atteggiamenti che mai si avrebbero in altri contesti e questo può colpire chiunque, anche le persone più tranquille. Sbaglia chi, invece, pensa che non saper gestire la collera sia solo una tendenza di chi è incline a scadere nell’ira». La professoressa Maria Rita Ciceri insegna Psicologia generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove dirige anche l’Unità di ricerca in Psicologia del traffico. 

Ci sono persone più portate alla «rabbia da strada»?

«No, anche le persone più miti, quando sono al volante, specialmente in situazioni di traffico congestionato, rischiano di diventare colleriche e attuano comportamenti di sfida od offensivi».

Cosa dicono le ricerche scientifiche?

«Il comportamento aggressivo dei guidatori ha alcuni livelli, che generano comportamenti diversi. Il primo è suonare compulsivamente il clacson, insultare, fare gestacci. Sono frequenti, spesso anche tra le donne. Poi c’è il secondo livello, più grave: si arriva all’aggressione fisica che scatta magari dopo aver inseguito, sbarrato la strada o tamponato il guidatore “avversario”. Comportamenti più frequenti negli uomini». 

Qual è il motivo? 

«Con la nostra unità di ricerca, insieme alla collega Federica Biassoni, abbiamo condotto studi da cui è emerso che l’auto fornisce al guidatore l’idea di essere all’interno di una corazza che lo protegge al punto tale da “affrontare” il prossimo con meno timore: così, compie azioni che fuori dall’abitacolo non farebbe mai, accetta più facilmente le provocazioni e reagisce in modo diverso dal solito».

Ad esempio, con guida aggressiva o azzardata...

«Sì, ci si tiene incollati al veicolo che precede per sorpassarlo appena possibile o si cambia continuamente corsia. Provocazioni che hanno delle spiegazioni precise. La strada può generare reazioni e risposte di collera specifiche che hanno alla base non solo lo stress derivante da fattori esterni come l’essere in ritardo o in coda, ma anche la percezione di aver subito un torto stradale o di aver diritto di occupare uno spazio, quello altrui, perdendo di vista un dato di realtà: la strada è uno spazio pubblico, vincolato da regole che vanno rispettate per salvaguardare la sicurezza di tutti». 

Ci sono soluzioni per prevenire queste liti? 

«Durante i corsi di scuola guida, ai candidati al conseguimento della patente, oltre a insegnare le manovre corrette al volante e le norme della circolazione da rispettare, occorrerebbe far studiare anche la comunicazione tra utenti della strada che è la base per un uso civile di questo spazio pubblico. Andrebbero fatti degli approfondimenti sulla nostra disposizione ad attribuire agli altri intenzioni che non hanno e, quindi, a sottovalutare il loro comportamento e magari sopravvalutare il nostro. Se prima di ottenere la licenza di guida, si avessero le basi per decodificare il comportamento degli altri i diverbi calerebbero».